Quando il Battito si Spegne: La Terra in Guerra e il Richiamo alla Vita

 





Essere vivi è una fortuna. Non per ciò che possediamo, ma per ciò che possiamo amare, per il privilegio di ascoltare e agire. Eppure, troppo spesso ci lasciamo travolgere dalle piccole problematiche quotidiane, dimenticando che, nel quadro più ampio della vita, sono già un lusso. Esistono voci lontane, grida soffocate dal fragore di guerre silenziose che devastano il mondo: voci che meritano di essere ascoltate. La guerra globale che tanto temiamo non è più una minaccia futura: è già qui, palpabile, reale.

Ma non è l’angoscia che deve guidarci. È il coraggio. Perché vivere davvero significa avere la forza di sentire, di agire, di essere parte di qualcosa di più grande. Questa immagine, regalatami da un caro amico, non ha fatto altro che risvegliare una consapevolezza che già pulsava dentro di me. Mi auguro che, nel guardarla e nel leggere queste parole, possa suscitare lo stesso in voi.


immagine di Maurizio Ruggiano a cui va il mio affettuoso Grazie


L’Africa come battito del mondo

C’è un’immagine che parla al cuore di tutti: un continente, l’Africa, intrecciato a un cuore umano che pulsa. Non è solo una rappresentazione geografica: è il simbolo di un mondo che vive, soffre, resiste. L’Africa, culla dell’umanità, è il battito che ha dato inizio alla vita. Ma oggi, quel battito sembra rallentare sotto il peso dell’ingiustizia e dello sfruttamento. È una terra ricca di risorse, cultura e bellezza, ma impoverita da mani che continuano a prendere senza restituire.

"L’Africa è il battito di un mondo che vive, ma che non ascoltiamo abbastanza."

Non è solo l’Africa, però, a soffrire. Le terre in conflitto, da Gaza all’Ucraina, ci mostrano una realtà ancora più dura: il battito della vita si spegne. Ogni bomba, ogni sparo, ogni lacrima è un colpo a quel cuore che unisce tutta l’umanità.


 I battiti che si spengono

Immagina un campo devastato, dove solo la polvere e le macerie sono rimaste a raccontare cosa c’era prima. Immagina piccoli corpi, immobili, distesi su quel terreno arido, senza più vita nelle vene. Bambini che non hanno più voce, che non possono più correre o sognare. Le loro mani stringono ancora giochi ormai dimenticati, bambole e palloni ricoperti di polvere, simboli spezzati di un’infanzia negata.

A Gaza, il battito della vita è stato strappato a intere generazioni. Ogni bomba, ogni colpo, è un gioco crudele che non perdona, un destino deciso da adulti che parlano di guerra, ma distruggono i più innocenti. I bambini, che dovrebbero essere la promessa del futuro, si ritrovano trasformati in simboli del passato, le cui vite si interrompono prima ancora di sbocciare.

"A Gaza, i piccoli cuori si fermano prima del tempo. Giacciono in silenzio, sopraffatti da un gioco spietato, un gioco di potere che non risparmia nessuno."

E chi sopravvive porta con sé ferite invisibili, traumi che nessuna medicina può guarire. Ogni esplosione si imprime nella loro mente, trasformando i tamburi della vita in rombi assordanti di distruzione. Anche chi è rimasto in piedi vive nella paura di essere il prossimo, nella consapevolezza che ogni nuovo giorno è un dono precario.

Ma non possiamo ignorare quei corpi, quei bambini senza più battito, quegli occhi che non vedranno mai più il sole. Non possiamo distogliere lo sguardo dalla polvere che si posa sui loro giocattoli abbandonati, simboli muti di un’infanzia rubata.

"Ogni bambino che giace a Gaza è un grido silenzioso contro l’ingiustizia. Ogni piccolo corpo senza vita è una domanda a cui dobbiamo rispondere: dove eravamo quando avevano bisogno di noi?"

Lo stesso vale per i bambini in Ucraina, dove i rombi delle sirene antiaeree interrompono i loro giochi. I loro giorni si confondono con le notti passate nei rifugi, mentre ogni suono assordante è un richiamo alla morte. Nessun bambino dovrebbe conoscere questi orrori, eppure, nelle terre di conflitto, l’innocenza è il primo sacrificio.


 Cosa possiamo fare: accendere il nostro battito

Chi vive in pace, lontano da queste tragedie, spesso si sente impotente. La distanza sembra insormontabile, ma non è così: siamo tutti parte di uno stesso mondo. I battiti che si spengono a Gaza, in Ucraina, in Africa, riguardano anche noi. La nostra umanità è legata alla loro sopravvivenza.

Cosa possiamo fare? Prima di tutto, possiamo ascoltare. Non possiamo restare silenti. Ogni voce, ogni azione, anche piccola, può fare la differenza. Può essere una donazione per chi porta cibo e cure; può essere sostenere chi lotta per il cambiamento climatico e la giustizia sociale; può essere educare, parlare, sensibilizzare. Non possiamo restare spettatori inermi.

"La vita ci chiama ad agire, anche a distanza. Un gesto, una parola, un aiuto: tutto può far risuonare il battito di chi vive nella disperazione."


 Il richiamo dei tamburi

In mezzo a tutto questo, c’è un suono che non tace mai: i tamburi. Quei tamburi che nelle tribù africane scandiscono la vita, il tempo, la resistenza. Anche in mezzo alla guerra, i tamburi continuano a suonare. Sono simboli di forza, di connessione, di speranza. E noi, possiamo diventare tamburi.

"Un tamburo non si ferma mai. Anche quando tutto intorno si spegne, continua a risuonare, ricordandoci che c’è ancora vita, ancora speranza, ancora possibilità di cambiare."

Ogni volta che agiamo per aiutare, ogni volta che facciamo rumore contro l’ingiustizia, diventiamo parte di quel ritmo che si espande e porta speranza dove ce n’è più bisogno.


 Conclusione: il richiamo alla vita

Il battito della terra si sta spegnendo in troppi luoghi. Gaza, l’Ucraina, l’Africa e molte altre terre di sofferenza ci ricordano quanto fragile sia la vita. Ma ci ricordano anche quanto sia potente un cuore che batte ancora, quanto sia necessario il richiamo alla vita.

"Non possiamo restare in silenzio. Non possiamo ignorare i battiti che si spengono e pensare che non ci riguardino. I nostri cuori, i nostri gesti, le nostre voci possono fare rumore: come tamburi, possiamo portare l’eco della giustizia e della pace."

E allora, facciamoci sentire. Svegliamo le coscienze, scuotiamo i cuori, uniamoci al battito della terra per riportare vita là dove regna la distruzione. Perché ogni vita conta. Perché il silenzio non può essere la risposta.

"Le vostre opinioni sono importanti: FATE SENTIRE I VOSTRI BATTITI. Condividete i vostri pensieri, le vostre emozioni e ciò che questa immagine o queste parole vi ispirano. Qui, ogni voce conta!"

Stefania Colasanti

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