Guizzo all'inferno









Non ricordo come ebbe inizio quel gioco, e in fondo non mi interessa. Ciò che rimane impresso è il suo seguito, vivido come il sapore sulle mie labbra.
Davanti a me, i miei occhi si riempirono di porpora, un colore che spezza ogni convenzione e disarma l'anima, rendendola fragile. Restai immobile, il tempo necessario per rendermi conto di quanto poco mi occorresse per cedere al piacere. Le mie dita iniziarono a muoversi, frenetiche, esplorando ogni centimetro, ogni millimetro, prima di afferrarlo. Lo penetrarono... un solo dito, lo stesso che poi sfiorò la mia lingua.

Lo desideravo tra le mani, e lo presi con decisione, senza stringerlo troppo. Era mio! La mano sinistra lo avvolgeva, vigoroso, quasi prezioso. Il pollice e l’indice scorrevano su e giù lungo la sua grandezza, poi a destra, poi a sinistra. Ancora tremante, aspettai, finché finalmente, senza curarmi di chi potesse osservarci, lo portai alle labbra. Bruciavano di desiderio. La lingua le bagnava, preparandole. Socchiusi le labbra e lo accolsi. Fu un istante di fiamme, un piacere pieno fino all'ultima goccia. Ma non era abbastanza. Volevo che quel calice fosse riempito ancora.




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