Qualche giorno fa ho scritto di questo “Nuovo mondo di merda”.
https://scolasanti.blogspot.com/2025/11/il-nuovo-mondo-di-merda.html
Era uno sfogo lucido, forse duro, ma necessario.
Molti si sono riconosciuti, altri si sono infastiditi, qualcuno mi ha scritto in privato per dirmi:
“Ok, hai ragione… ma adesso? Che ci facciamo con tutta questa consapevolezza che fa male?”.
È da lì che nasce questo nuovo pezzo.
Non per ripetere quello che ho già detto, ma per provare a fare un passo oltre:
non solo descrivere il pianetainfangato in cui viviamo, ma capire come non diventarne complici.
E lo faccio dal mio posto nel mondo: quello di coach realspiritual, un po’ incazzata, ma con cura.
Non sono qui per sistemarti le vibrazioni né per venderti felicità in tre mosse.
Mi interessa di più guardare insieme a te i punti che fanno male: l’arte, l’amore, la solitudine, la spiritualità usata come anestetico.
Perché è lì che spesso cominciamo a raccontarci bugie.
Parto dall’arte, perché mi tocca da vicino.
Viviamo in un sistema dove, troppo spesso, non conta quanto sei autentica-o, ma quanto sei “spendibile”.
Se hai il nome giusto, le conoscenze giuste, i giri giusti, puoi fare qualunque cosa e chiamarla “arte”.
Se invece provi a mettere su carta o su tela qualcosa di vero, di scomodo, di non allineato, rischi di sentirti dire che sei “troppo”, “non adatta-o”, “non in linea con le tendenze”.
E a quel punto ti viene da pensare che la tua creatività te la puoi andare a riprendere là dove non batte il sole,
o meglio: nel culo.
Lo so, è volgare. Ma a volte anche il linguaggio deve essere onesto quanto il dolore.
La verità, però, è che il problema non sei tu.
È un sistema che ha paura di ciò che non può controllare, misurare, catalogare.
La tua voce serve proprio per questo: per ricordare che non tutto è prodotto, non tutto è brand, non tutto è marketing.
E sì, anche se nessuno ti mette su un piedistallo, la tua arte può continuare a esistere, magari sottotraccia, ma vera.
Poi c’è l’amore, quello di cui tutti parlano e quasi nessuno affronta davvero.
Sui social sembra una continua sfilata di anime gemelle, tramonti, dediche, cuori.
Poi gratti un po’ la superficie e trovi storie piene di tradimenti, bugie, mancanza di rispetto.
Tutti a piangere alla fine, pochissimi lucidi durante.
Quante volte chiamiamo “amore” qualcosa che è solo paura di restare soli?
Quante volte restiamo in una relazione che non ci nutre più solo perché l’alternativa è guardarci allo specchio?
E allora accettiamo briciole, silenzi, assenze, una presenza tiepida giusto per non sentire il vuoto nel letto.
Non ti giudico: ci siamo passati in tanti.
Ma è proprio lì che la spiritualità, quella vera, dovrebbe entrare in gioco.
Non per dirti “perdona tutto”, “manda luce”, “pensa positivo”.
Bensì per aiutarti a riconoscere quando ti stai facendo più male tu di chiunque altro.
Voler qualcuno vicino “tanto per non essere soli soli” a volte è peggio della merda ipocrita politica.
Perché in politica, almeno, sai già che ti stanno prendendo in giro.
Nelle relazioni, invece, ci credi sul serio.
E la delusione pesa il doppio.
Poi c’è la spiritualità tossica, quella che ti chiede di sorridere sempre.
Non arrabbiarti, non dire no, stai nella gratitudine, eleva le vibrazioni, perdona tutti.
Nel frattempo però ti sfruttano, ti mancano di rispetto, ti attraversano come se non esistessi.
La rabbia, se non viene sfogata contro gli altri ma ascoltata dentro di te, è un segnale prezioso.
È il corpo che ti sussurra: “Qui qualcosa non va, qui stai oltrepassando i tuoi confini”.
Dire no, a volte, è un atto sacro.
Perdonare non significa far rientrare tutti dalla porta di casa come se niente fosse.
Significa chiudere un cerchio dentro di te, e decidere chi vuoi e chi non vuoi più nel tuo spazio.
Quando dico che sono una coach realspiritual incazzata con la cazzimm, non intendo che vado in giro a spaccare tutto.
Intendo che non uso la spiritualità per coprire il dolore con glitter e mantra.
Preferisco guardare le crepe, e da lì ricominciare.
In questo pianetainfangato non ti chiederò di diventare perfetta-o.
Ti chiedo, piuttosto, di considerare un piccolo manuale di sopravvivenza interiore, più onesto che carino:
-
guarda il mondo per quello che è, senza occhiali rosa ma anche senza avvelenarti ogni giorno;
-
smetti di chiamare amore ciò che ti spegne, ti rimpicciolisce e ti fa sentire sbagliata-o;
-
pratica una spiritualità che ti aiuta a dire no, non una che ti fa restare zitta-o per paura di sembrare cattiva-o;
-
usa la cazzimma per proteggere ciò che sei, non per diventare uguale a chi ti ha ferita-o;
-
e soprattutto, smetti di affondarti da sola-o nel fango ogni volta che la paura bussa alla porta.
Non possiamo salvare il mondo di merda, almeno non da soli.
Possiamo però smettere, un pezzetto alla volta, di allearci con tutto ciò che ci fa male.
Possiamo scegliere relazioni più vere, parole più nostre, silenzi più onesti.
Io resto qui, con i miei modi diretti ma con rispetto per le tue ferite.
Non ti prometto miracoli, non ti prometto che “andrà tutto bene”.
Ti prometto però che, se resti, di una cosa non parleremo mai:
di come continuare a raccontarci cazzate pur di non cambiare.
Per tutto il resto, il pianetainfangato farà come sempre la sua parte.
Ma almeno, dentro, potremo ricominciare a respirare.
Stefania Colasanti
detta la Scrittora.
Questo è il mio blog “non per tutti”, dove provo a non abituarmi al nuovo mondo di merda che chiamiamo pianetainfangato.
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